
Per quanto cerchi di spaziare, non riesco a frenare il mio istinto e mi ritrovo a seguire il percorso dritto, nonostante le sbandate prese e le botte ricevute.
Un'esempio ne è chiaramente l'ascolto ininterrotto del nuovo disco LIVE di Bryan Adams: BareBones.
Un semplice estratto di un fortunato tour acustico del rocker canadese.
Vorrei premettere una cosa:
Bryan per me non è "UN" punto di riferimento, nè "IL" punto di riferimento, è più che altro un "Oracolo", una divinità... il musicista che mi ha investito (stile Blues Brothers) con la sua luce e mi ha costretto ad imbracciare una Fender Stratocaster.
Nonostante la devozione negli anni si è spostata, gli studi mi hanno aiutato ad allargare gli orizzonti... non posso che fare a meno di ricordarmi quali siano state le mie origini.
Questo ritorno al dove ho cominciato e le sonorità che mi hanno ispirato mi ha portato a molti spunti di riflessione sul mio approccio con la musica, riflessioni che sto traducendo all'atto pratico in nuovi impulsi che diventano (spero) accelerazione del mio percorso.
Laciando stare la filosofia spicciola, che non sono capace di fare, mi volevo soffermare sul disco.
20 "canzoni", tutte interpretate con chitarra e pianoforte.
In ognuna di esse Bryan non si trattiene, esplode! La sua voce sovrasta: un bel pugno nell'occhio per i puritani della musica in acustico.
Negli anni ascoltando il Boss (bruce spiringsteen) e seguendo anche i suoi percorsi acustici ho imparato una lezione che mi portava a inseguire le atmosfere acustiche con intimità, leggerezza, e molta passione e sofferenza.
Bryan fa l'opposto, con uno spiccato senso di potere e controllo fuori dal comune: stravolge tutti i miei canoni.
Heaven, I do it for you, Here I am diventano manifesti, Please forgive Me una graziosa occasione per imitare il boss (seconda strofa) quasi a sottolineare quanto dicevo pocansi.
Il rocker Canadese fa quello che farebbe una qualsiasi persona davanti ad un falò in spiaggia, imbraccia una chitarra e CANTA.
Quello che mi trasmette sono delle emozioni primitive, qualcosa di facilmente intuibile e fruibile senza seghe da filosofia orientale... ciò mi porta a tornare indietro.
Alle radici del suono, alle radici di una composizione, alle radici della musica.
Consiglio a tutti un buon ascolto.
Fabio.
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